Abbiamo in questi ultimi anni assistito al consolidarsi di due modi di praticare il marching.
Da una parte il modello tradizionale, dove marching band è sinonimo di formazione che sfila e si esibisce in strade, piazze o stadi, con programmi facilmente sviluppabili. Dall'altro il modello da competizione (nell'accezione positiva del termine) dove il lavoro che viene fatto nei gruppi è prevalentemente imperniato sullo sviluppo della disciplina, dettata da manuali di valutazione ben definiti e dettagliati e che ha come finalità quella, appunto, di permettere il confronto con gruppi simili, in competizioni specifiche.
Il modello tradizionale è un modello alla portata di tutti. Ogni banda, anche tradizionale può, anzi dovrebbe saper marciare bene e curare un programma specifico per le uscite all'aperto. Tale pratica non richiede un impegno eccessivo, se non la cura dei fondamentali marching ed eventualmente, per chi volesse spingersi un po' più in avanti, qualche semplice visual costruito sui brani del repertorio.
Il modello da competizione è invece un modello molto specializzato. Il format che si è affermato nel tempo, prevede lo sviluppo di spettacoli fronte pubblico, della durata di circa 10/12 minuti, proposti andando alla ricerca della massima qualità in termini di visual, musica ed effetto generale. La formazione dei tecnici è molto importante e l'impegno da profondere è notevole.
Il messaggio che si vuole comunicare è che marching è per tutti. Non è vero che marching è solo competizione, anzi. marching è prima di tutto l'essenza della banda stessa. Marching è banda! E' partendo da qui che poi, casomai, è possibile spingersi verso l'affascinante ambito della competizione.